La sindrome dell’intestino irritabile conosciuta con la sigla IBS è un disturbo gastrointestinale funzionale cronico, una delle malattie intestinali più comunemente diagnosticate. Comporta dolore addominale, gonfiore e alterazioni dell’alvo (diarrea e/o stipsi) e compromette, spesso fortemente, la qualità della vita.
Sindrome dell’intestino irritabile: cosa mangiare se siamo vegani
L’alimentazione sbagliata, la sedentarietà, l’irregolarità intestinale, le infiammazioni del tratto digerente, i cambiamenti della flora intestinale, la vita frenetica, come pure, i fattori psicologici, incidono sulla manifestazione di tale disturbo.
Proprio perché non ha una causa chiara e univoca le opzioni di trattamento sono diverse e poco specifiche: è necessario agire sia a livello dietetico, che psicologico e farmacologico, riuscendo, così, a ridurre i sintomi ma non a guarirli.
I pazienti vengono incoraggiati, in primis, a migliorare i fattori generali dello stile di vita con l’assunzione di abitudini alimentari sane e l’introduzione, o l’incremento, dell’attività fisica.
Consigli per stare meglio
Per quanto riguarda le abitudini alimentari, i consigli sono i seguenti:
- effettuare regolarmente i tre pasti e due spuntini al giorno,
- mangiare lentamente e serenamente, tenendo sotto controllo lo stress,
- masticare accuratamente il cibo,
- bere a sufficienza (ovviamente acqua e non bevande gassate e/o alcoliche),
- evitare alcuni cibi che possono peggiorare i sintomi come ad esempio: la caffeina, l’alcol, i cibi piccanti e grassi.
I pazienti con IBS possono trovare giovamento dall’esclusione di alimenti che producono gas e flatulenza comportando l’esacerbazione dei sintomi, ad esempio: albicocche, banane, legumi, cavoli, carote, sedano, cipolle, prugne, oltre ai cibi contenenti lattosio e grano, in particolare glutine.
Per quanto riguarda la fibra (che sappiamo essere contenuta principalmente nella frutta e verdura, oltre che nei legumi e cereali integrali) si consiglia di mangiare una quantità discreta, distribuita nell’arco della giornata. Non è facile consigliare la quantità di fibra corretta, in quanto, ad alcuni migliora la sintomatologia, con il normale ripristino del transito intestinale, ad altri, invece, la situazione è peggiorata.
Eliminare i cibi Fodmap
Un approccio dietetico che sembra dare buoni risultati per la sindrome del colon irritabile, e viene spesso raccomandato, è l’eliminazione dei cibi cosiddetti Fodmap: tale acronimo sta per Oligo-, Di- e Monosaccaridi Fermentabili e Polioli, sono vari carboidrati a catena corta, scarsamente assorbibili a livello intestinale.
I Fodmap sono contenuti in un gran numero di alimenti, tra cui diversi ortaggi e frutta fresca, che, in questo approccio dietetico, vengono eliminati per diverse settimane e poi reintrodotti lentamente, annotando gli eventuali fastidi intestinali che causano.
Tale alimentazione non si sposa bene con l’alimentazione vegana, in quanto sarebbe necessario eliminare molti cibi vegetali fondamentali a mantenere un buon equilibrio dietetico.
L’approccio alimentare consigliato nelle alimentazione vegane, quindi, è quello che prevede prima di tutto l’applicazione attenta delle linee guida descritte sopra, insieme alla riduzione dei cibi che contengono grassi (possono esacerbare i sintomi legati alla sindrome del colon irritabile), e anche l’eliminazione del glutine.
Un’altra azione mirata è quella di ridurre la quantità di verdura, e/o l’eventuale eliminazione di alcune varietà che sappiamo essere più dannose, ciò, insieme ad una attenzione particolare per come vengono cucinati i piatti. Ad esempio preparare i legumi nel modo giusto: lavaggio, ammollo, uso dell’alga kombu, la decorticazione del chicco contribuirà a ridurre i sintomi.
Annotare tutto sul diario alimentare
Il diario alimentare risulta essere uno strumento fondamentale in questi casi. L’annotazione precisa di tutto ciò che si mangia, insieme alla descrizione degli eventuali malesseri, può aiutare nella valutazione, e di conseguenza, esclusione delle verdure, frutta e altri cibi, che causano i problemi intestinali.
Tale riduzione e/o eliminazione si effettua per un periodo piuttosto lungo (così come avviene per gli alimenti Fodmap). Dopo tale fase, le verdure, vengono reintrodotte e/o aumentate lentamente, un tipo alla volta. In tal modo si riesce a avere un quadro completo dell’alimento che causa maggior fastidio e, così, agire di conseguenza.
di Giovanna Senatore
(Sono laureata in scienze biologiche e specializzata in Scienza dell’alimentazione. Da diversi anni svolgo la libera professione come biologo nutrizionista, lavoro che faccio con passione e in maniera molto scrupolosa tant’è che sono in continuo aggiornamento con corsi di formazione. La scrittura e la lettura sono le mie due passioni che mi accompagnano sin dall’infanzia. Contatti Cell. 329.9810475 [email protected])
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