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Il male in piccole dosi: cosa conviene mangiare

Un singolo alimento (frutto, seme o pianta di qualsiasi natura esso sia) può essere considerato adatto alla nostra alimentazione solo se può costituire (per noi umani/frugivori) un pasto completo fino a saziarci. Scopriamo il male in piccole dosi.

Come mangiare

Per esempio cipolla, aglio, peperoncino, melanzane, patate, funghi o una qualunque spezia (basilico, prezzemolo, rosmarino ecc.) consumati crudi e fino a saziarci non può che causare seri problemi alla salute. Solo utilizzandoli in piccole dosi l’organismo è in grado di neutralizzare in parte i loro effetti negativi, ma restano sempre sostanze più o meno tossiche e quindi non proprio adatte alla nostra dieta.

Se un determinato alimento deve essere necessariamente cotto per essere reso commestibile allora non era destinato dalla natura a nutrirci.

Per questo è opportuno limitare il più possibile i cibi cotti.

Non che una specie animale sia destinata, fin dalla sua comparsa, a nutrirsi eternamente allo stesso modo, ma da 15 milioni di anni il nostro patrimonio genetico è rimasto inalterato.

E’ opinione abbastanza diffusa che alcune sostanze siano utili in piccole dosi e dannose in dosi massicce, come i medicinali, il caffè, l’alcol, lo zucchero, la carne (della quale viene sempre raccomandato un consumo moderato dagli stessi venditori), i formaggi, le uova, il pesce, tutti i prodotti raffinati ecc..

A mio avviso una qualunque sostanza, alimentare e non, se è nociva in grandi quantità lo è anche in piccole dosi; anche se in quest’ultimo caso gli effetti sull’organismo non sono immediatamente avvertibili, ma accumulandosi nel tempo danno sicuramente i loro effetti negativi.

Per esempio, ogni sostanza chimica di un farmaco induce l’organismo ad una particolare reazione di difesa, spesso scambiata come evento terapeutico.

Si dice che anche l’acqua nelle giuste quantità è indispensabile alla vita di un organismo ma in quantità eccessive può essere nociva.

E’ vero.

Ma le quantità devono essere compatibili con organismo che riceve gli alimenti nella giusta misura che sazia, non che lo affoga.

L’invito dei nutrizionisti

L’invito dei nutrizionisti di limitare la carne a due volte a settimana fa capire chiaramente che una quantità superiore è dannosa.

L’organismo, in perfetta salute, alle prese con quantitativi modesti di una sostanza nociva, sarà forse in grado di neutralizzare gli effetti negativi, e questo dipende anche dalla frequenza in cui vengono assunte le modeste quantità di quella sostanza.

Ma se la sommatoria dei singoli componenti di una sostanza nociva per l’organismo fanno male, il singolo componente non può far bene.

Se dieci sigarette fanno male una sola sigaretta farà meno male ma non si può dire che faccia bene.

Se mangio una pesca farà sicuramente bene alla mia salute ma se ne mangio fino a saziarmi farà ancora meglio.

Lo stesso meccanismo non è riscontrabile con alimenti di derivazione animale.

Se mangiare una  bistecca al giorno fa male, mangiarne tre farà sicuramente peggio

Se mangiare un uovo al giorno fa poco male, mangiarne tre non può che essere dannoso.

Se mangiare un etto di formaggio al giorno è pericoloso per la salute, mangiarne tre sarà sicuramente nocivo.

Se bevo un bicchiere di vino o di coca cola al giorno fa male, berne 2 litri non può far bene.

Se prendere un’aspirina al giorno fa male prenderne dieci non farà certo bene alla nostra salute.

Il sapore di un alimento è solo uno dei fattori determinanti nella scelta degli alimenti, ma non l’unico ( il fetore serve a tenerci lontani da certi alimenti).

Un alimento per essere compatibile con la nostra fisiologia dovrebbe rispondere ai seguenti requisiti:

1: essere esteticamente attraente, appetibile, desiderabile

2: avere un buon profumo

3: essere commestibile da crudo, gradevole e gustoso

4: essere facilmente digeribile e assimilabile

5: avere il giusto equilibrio dei nutrienti

6: essere compatibile con la fisiologia umana

7: non contenere residui chimici né adulterazioni

8: non generare patologie

9: non essere facilmente deperibile

10: non causare danni all’ecosistema

11:essere economicamente conveniente

12: essere un alimento necessario e apportare benefici al nostro organismo

13: essere eticamente compatibile.

Noi umani abbiamo perso l’istinto/guida nella scelta dei cibi (che gli animali posseggono) che deve essere supportato dalla conoscenza, dal raziocinio, dal buon senso.

Il dilemma da sempre è: mangiare ciò che piace, ciò che fa bene o ciò che è giusto?

La prima fase dell’umanità, in fatto alimentare, è stata caratterizzata dall’istinto guidato dall’attrazione del colore, comprovato poi dal gusto fornito da quell’alimento; la seconda fase, più recente, (in virtù della ragione e dalla conoscenza scientifica dei componenti nutrizionali) è caratterizzata da ciò che fa bene o che può essere utile alla nostra salute; il terzo stadio è e sarà caratterizzato dall’alimentazione etica, da ciò che è giusto mangiare (non disgiunto da ciò che serve a dare al nostro organismo gli opportuni nutrienti) ma soprattutto è e sarà il frutto della volontà e della nuova coscienza umana più matura e sensibile verso un sistema alimentare compatibile con la civiltà a cui l’umanità è inevitabilmente protesa.

di Franco Libero Manco

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