Vi è mai capitato di guidare su una strada larga e trafficata, e all’ improvviso il vostro sguardo si ferma sul camion che avete accanto, e che a malincuore vi accorgete che dietro le sbarre di quell’ enorme camion, non ci sono pomodori o legname secco, ma occhi che ti guardano disperati?
Occhi che sembrano parlarti, e inerme non sai come comportarti, vorresti aprire quella gabbia di dolore e liberare tutti quegli animali destinati al macello, vorresti accarezzarli tutti per l’ultima volta. Pochi secondi, scatta il semaforo verde, e piangi. E rifletti tutto il giorno.
Quegli animali terrorizzati sono diretti al mattatoio, come esseri senzienti e vivi per essere trasformati in bistecche che finiranno sulle nostre tavole. Il mattatoio esiste in ogni città, che visto da fuori sembra un luogo anonimo e senza insegna, infatti la scritta mattatoio non appare da nessuna parte. Perché?
Invito allora alla presentazione del libro Pianeta Vegan, Eloise Cotronei, che insieme a Rita Ciatti, hanno fondato la campagna NoMattatoio, che organizza presidi a cadenza mensile proprio davanti ai mattatoi di tutta Italia, con lo scopo di svelare alle persone che dietro alla bistecca che per abitudine si compra al supermercato, “c’era” un animale che ha provato sofferenza. Il suo discorso ci avvicina a riflettere a quanta violenza e sofferenza esiste dietro la produzione di carne.
Eloise, mi mostra i video che vengono girati durante i presidi, scene che fanno piangere, sguardi di animali che ti resteranno nel cuore per sempre, ed è per questo che il significato di questa protesta deve portarci alla riflessione: attivisti che donano una carezza tramite le sbarre dei camion bloccati, forse l’unica e ultima che riceveranno, cartelli con scritte NoMattatoio, il mio cibo non urla, libera i tuoi schiavi.
Eloise mi racconta che ormai non si può far finta di niente, questi posti esistono vicino alle case, e per chi ha la sfortuna di abitarci vicino, è una vera maledizione, NoMattatoio nasce per questo, un percorso non promosso da alcuna associazione, ma nato, organizzato e portato avanti da singoli attivisti e da tutti coloro che vorranno scendere in piazza. Eloise quando parla comunica emozione, mi spiega che la cosa primaria è ottenere durante i presidi una partecipazione sempre più numerosa, non solo a Roma ma in tutte le città di Italia, per poter svegliare i media per quanto riguarda lo sfruttamento degli animali.
Lo scopo è quello di documentare tutto ciò che volutamente è tenuto nascosto o vuole essere rimosso, in quanto la libertà degli animali e la fine del dominio umano sulle altre specie è una forma di giustizia, facendolo dal basso, senza il supporto di associazioni o di portavoce della politica istituzionale. Riprendere i camion con dentro gli animali in procinto di entrare al mattatoio o comunque diretti al mattatoio è fondamentale. Documentare le condizioni in cui arrivano, mostrare chi sono, come stanno, come viaggiano: renderli visibili in quanto individui, prima che la catena di smontaggio cui saranno sottoposti li trasformi in merce. A tal proposito è utile fornirsi sempre di una videocamera o, almeno, scattare delle foto.
Eloise sottolinea nel manifesto della sua campagna “Tenendo presente che siamo corpi che scendono in strada a rappresentare lo sterminio legalizzato di altri corpi, invitiamo tutti i partecipanti a mantenere un comportamento rispettoso, pacifico e non aggressivo. Lo scopo non è insultare i singoli, né gli addetti al mattatoio o i conducenti dei tir che trasportano gli animali, ma fare luce sulle pratiche di violenza istituzionalizzata e responsabilizzare la collettività – attraverso la documentazione di cartelli, letture, volantini ecc. – su questa enorme ingiustizia sociale. Si raccomanda di porgere i volantini con educazione e gentilezza, evitando di rispondere a eventuali provocazioni.”
Soffermiamoci a pensare, grazie alle parole di Eloise e di Nomattattoio , che gli animali non sono cibo, ma esseri che provano le nostre stesse emozioni, sofferenze e gioie, e che basta guardarli negli occhi per capirlo.
“Se non potete eliminare l’ingiustizia, almeno raccontatela a tutti.”
Ali Shariati
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di Antonella Tomassini