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L’ERRATA CONVINZIONE DI ESSERE ONNIVORI

L’alimentazione ideale per noi umani è quella che suggerisce la nostra coscienza. Da cosa mangia si riconosce un uomo. Capiamo cosa è l’errata convinzione di essere onnivori.

L’errata convinzione di essere onnivori

Spesso considerarsi onnivori è solo il tentativo di giustificare la propria propensione a non rinunciare alla bistecca.

L’onnivorismo umano è un’invenzione dell’uomo, un’insana abitudine contratta per estreme necessità di sopravvivenza, non per disposizione naturale.

Se onnivorismo significa mangiare di tutto, tutte le specie animali possono essere considerate onnivore, dal momento che tutte, in periodi di carenza, e per brevi periodi, possono mangiare tutto ciò che è per loro più o meno commestibile.

Ma per il carnivoro la carne resta il suo cibo elettivo, l’erba per l’erbivoro e la frutta per il frugivoro.

Se il carnivoro si nutrisse costantemente, o per lunghi periodi, da onnivoro ne subirebbe le conseguenze; la stessa cosa succederebbe agli erbivori e ai frugivori, cosa invece adottata dall’essere umano, e per questo è soggetto alle molte malattie che da sempre si trova a combattere.

In sostanza, anche per gli animali onnivori la carne è solo un cibo occasionale, non abituale.

L’uomo è frugivoro: lo affermano diversi studi

La paleontologia, gli studi di anatomia comparata, l’istintologia, l’embriologia, la biologia ecc. affermano che il corpo umano è un corpo da frugivoro, come le scimmie antropomorfe che hanno in comune con noi il 98% del patrimonio genetico e che si nutrono prevalentemente di bacche, foglie, germogli, radici, semi…

Che cosa abbiamo noi umani in comune con gli animali considerati onnivori, come l’orso, il cane, il maiale, gli uccelli, le formiche?

Se fossimo onnivori la natura ci avrebbe provvisti degli strumenti anatomici necessari a procurarci la carne come cibo, cioè la necessaria velocità a rincorrere la preda, l’insensibilità a squartarla, a divorarla interamente e ancora palpitante, comprese le interiora, le ossa, le cartilagini, la pelle.

Ci avrebbe fornito di artigli per afferrarla, denti secodonti adatti a lacerare la carne, lingua a raspa utile a lambire il sangue, potenti acidi nello stomaco per disintegrare le ossa, la presenza dell’enzima uricasi per neutralizzare l’acido urico, l’intestino corto, liscio e adatto ad espellere rapidamente la carne in rapida putrefazione.

Strumenti che non possiede l’essere umano

Gli animali che mangiano la carne hanno intestini circa 3-4 volte la lunghezza loro tronco, negli esseri umani gli intestini solo lunghi 8-10 volte la lunghezza del tronco, e questo causa permanenza della carne che causa putrefazione con formazione di istamina, putrescina, cadaverina, indolo, scatolo ecc.: sostanze che intossicano l’organismo e avvelenano il sangue.

Dall’intestino intossicato partono gran parte delle malattie umane

Per capire qual’è il cibo adatto alla nostra specie occorre far riferimento alla “macchina” umana, alla sua struttura anatomica e fisiologica e considerare che se gli animali più vicini a noi come le scimmie antropomorfe pur essendo dotate di canini potenti e ben sviluppati sono fondamentalmente fruttariani, e che solo occasionalmente si nutrono anche di insetti o altri prodotti di derivazione animale, tanto più gli esseri umani sprovvisti di qualunque strumento naturale adatto  a lacerare la carne dovrebbero convincersi che la natura non aveva previsto che l’uomo si nutrisse di tale sostanza.

E’ la conformazione fisica dell’organismo, gli organi interni, gli enzimi, gli ormoni, i succhi gastrici, l’acidità del sangue ecc. che stabilisce a quale categoria appartiene un animale.

Una gazzella, una farfalla, un coniglio… non hanno armi naturali d’offesa; questo dimostra che non è nella loro natura esprimersi in modo violento e lesivo, come dovrebbe essere per l’uomo.

Ma più che considerare la specie occorre far riferimento alla nostra coscienza, al buon senso, all’intelligenza positiva.

onnivori

Anche se fossimo onnivori l’evoluzione ci dice che un tipo di alimento, adottato alle origini dei tempi, può non essere valido per sempre, può non essere adatto alle generazioni di milioni di anni dopo.

Diversamente non ci sarebbe evoluzione. A quale periodo della nostra evoluzione dovremmo far riferimento? Ai Lemuri, al Pitecantropo, all’Australopiteco, all’Homo Erectus o al Sapiens Sapiens?

L’alimentazione muta con l’evoluzione contestualmente al mutare della morfologia della specie e con essa le esigenze biochimiche, nutrizionali, cognitive, emotive.

Il cane per esempio, da puro onnivoro,  oggi può essere alimentato in modo vegetariano se non addirittura vegano.

Come può l’alimentazione dell’uomo delle caverne essere adatta all’uomo attuale? C’è l’era dell’istinto, della sopravvivenza, della consapevolezza (o della ragione) e l’era dell’etica, dello spirito,  cioè quella indicata  dai grandi Precursori:  opporsi a questa legge significa guardare al passato e ostacolare la nostra vera evoluzione.

di Franco Libero Manco

 

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