Durante la manifestazione L’isola di Veg, tenutasi a Roma al Parco del Turismo all’Eur nei giorni 27/28/29 maggio 2016, ho avuto occasione di soffermarmi a curiosare tra i vari banchetti informativi, riguardanti l’etica e la divulgazione di materiale informativo, infatti erano presenti varie associazioni, ma non solo, veri e propri stands che proponevano cibo cruelty free, meravigliose scarpe senza utilizzo di prodotti animali, e c’era anche chi ti faceva degustare un buon bicchiere di vino. Una vera isola felice, insomma dove non c’era bisogno di chiedere al venditore se contenesse prodotti animali, perché già essere lì era sinonimo di certificato da VeganOk.
Mentre sorseggiavo il mio buon bicchiere di vino, ho voluto fare quattro chiacchiere con Simone e Monica, titolari delle Cantine Robertiello, chiedendo di parlarmi un po’ di come nasce questa azienda agricola, situata a Vignanello, paesino in provincia di Viterbo, famoso per la produzione di vino.
Simone con passione racconta la sua storia, la cantina dove ora sorge l’azienda già nel 700 era tra le cantine più nobili che ci potessero essere, ma è stata abbandonata per una quarantina d’anni, prima che la coppia decide di acquistarla credendo nel progetto, e soprattutto nel desiderio di farci una piccola attività, anche se negli ultimi decenni molte cantine hanno chiuso, poiché si è sviluppata la coltivazione di alberi di nocciole.
Simone si licenzia dal suo lavoro di agronomo e con la liquidazione mette a nuovo la cantina. La fatica è tanta ma finalmente riesce a dar un volto nuovo alla cantina, sia per quanto riguarda la sicurezza e la qualità sia l’estetica. Poi arrivano i primi risultati, a settembre 2011 Simone e Monica vincono il primo premio alla Festa del vino novello, grazie alla loro bottiglia di vino Barocco. Una bella vittoria, calcolando che la cantina viene inserita in un Gruppo solidale d’acquisto,e che la vendita dei vini avviene ai mercatini.
Tuttora, la filosofia di questa piccola realtà locale è quella di produrre vino in maniera ecosostenibile e soprattutto si basa sulla poca produzione ma altissima qualità, conservando il rapporto cliente-venditore.
Quando chiedo se il suo vino si può definire vegan, anche se non riporta nessuna dicitura, Simone mi dice giustamente, che se non lo fosse non starebbe all’Isola di veg, sorride e con emozione, mi racconta che nella sua cantina si vinifica ancora in modo artigianale, che viene usata una bassissima quantità di solfiti, c’è una selezione manuale dell’uva, i vasi vinari e i macchinari vengono continuamente sanificati per rendere eccellenti i vini.
Quando gli chiedo perché sulle etichette del vino non vengono mai scritti gli ingredienti, mi risponde che il vino è l’unico alimento che non prevede la presenza in etichetta dell’elenco degli ingredienti.
Ma noi consumatori riteniamo sia sacrosanto conoscere ciò che si sta bevendo, Simone allora, mi garantisce che nei vini di sua produzione non vengono utilizzati additivi e chiarificanti come tannini in polvere, caseina, albumina acido citrico e resine sintetiche e che le coltivazioni dei vigneti sono trattati con metodi biologici e che soprattutto l’azienda tende a conservare le vecchie piante in quanto rendono una buona uva.
Possiamo definire la sua vendita a km 0 e filiera corta che per i consumatori vuol dire buon prezzo ottima qualità.
Coi tempi che corrono, la storia delle Cantine Robertiello, ci fanno tornare indietro nella storia, dove regnavano profumi di cose buone e genuine da mangiare, cose che venivano preparate con passione e metodi naturali. Soffermiamoci allora a pensare che a volte informarsi su ciò che acquistiamo è importante per il nostro star bene e del Pianeta.
Per info:
http://cantinarobertiello.wixsite.com/vino-biologico-roma
di Antonella Tomassini