Greenpeace lo sappiamo tutti è un’ associazione non violenta ed uno dei più grandi movimenti ambientalisti del mondo, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace. Da anni si occupa di uno dei problemi più grossi dell’umanità: la salvaguardia dei mari e degli oceani dalla plastica, che forse non tutti sanno uccide la fauna marina e distrugge l’ambiente. Ed è per questo che nasce Plastic Radar.
Plastic Radar
Con l’arrivo dell’estate ovviamente siamo più propensi a passeggiare sul litorale, passare le giornate in spiaggia e farci un lungo bagno nelle fresche acque del mare, visitare posti di vacanze bellissimi, e se siamo attenti osservatori, ovviamente possiamo notare che in fondo l’ambiente che ci circonda non è pulito come dovrebbe: plastica che galleggia in acqua, materiali non biodegradabili sulle spiagge e rifiuti nascosti qua e là che distruggono la cornice del quadro davanti ai nostri occhi.
Greenpeace da questa estate lancia Plastic Radar, l’iniziativa per segnalare i rifiuti di plastica in mare con l’obiettivo di scoprire non solo la tipologia di rifiuto di plastica che più comunemente rovina l’ambiente e le nostre vacanze, ma anche a quali marchi appartengono questi rifiuti. Un utile servizio per segnalare ciò che di plastica c’è in giro durante le nostre vacanze inviando una foto del rifiuto, insieme alle coordinate geografiche del luogo dove è stato individuato il rifiuto, tramite messaggio Whatsapp, al numero +39 342 3711267.
I risultati di questa iniziativa potranno essere visionati sul sito plasticradar.greenpeace.it , e serviranno per aprire gli occhi e capire che i rifiuti di plastica rappresentano un grave inquinamento di questa epoca.
Di chi è la colpa?
Secondo Greenpeace, la colpa di tutta questa plastica è di chi per profitto continua a produrla, venderla e utilizzarla, anche se non è necessaria e non riciclabile.
Infatti nei supermercati tutto ormai viene avvolto in imballaggi di plastica, sostiene Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento –“Per anni ci è stato detto che riciclare la plastica è la soluzione. Ma dal 1950 solo il 9% della plastica prodotta è stata correttamente riciclata. La produzione mondiale di plastica è aumentata così tanto che, se anche tutti facessero correttamente la raccolta differenziata, riciclare tutta questa plastica sarebbe semplicemente impossibile, tanto che già da tempo Green Peace ha chiesto alle grandi aziende come Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, McDonald’s e Starbucks di ridurre drasticamente l’utilizzo di contenitori e imballaggi in plastica monouso”.
Nei mesi scorsi è stata lanciata la petizione #BreakFreeFromPlastic ed Ungarese ci informa che pochi giorni fa il Sindaco delle Isole Tremiti ha deciso di vietare su tutte le isole dell’arcipelago l’utilizzo di stoviglie e contenitori in plastica non biodegradabile. Continua il responsabile- “Un provvedimento estremo, emanato per salvare il mare di queste stupende isole, che in base ai risultati dei campionamenti che abbiamo condotto la scorsa estate, risulta tra i più inquinati da microplastica insieme al mare di Portici.”
E se non vogliamo vivere in un pianeta di plastica, prendiamoci le nostre responsabilità e cominciamo a riflettere e non dimentichiamoci di segnalare i rifiuti a Plastic Radar.