Pizza e birra, come la tradizione vuol farci credere, quando usciamo con gli amici il sabato sera sembrerebbe un connubio perfetto, ma non tutti forse sanno che l’accostare la pizze alla birra è un grande errore.
In tempi remoti la pizza a Napoli non veniva accompagnata con la birra. Infatti, Luigi Veronelli, enologo, cuoco e scrittore italiano nei suoi libri affermava che il miglior accompagnamento sulla pizza rossa è l’Asprinio di Aversa, definito da lui il vin vinello, un vino “allegro, leggero, brioso”.
E lo disse due secoli fa anche lo scrittore Alessandro Dumas l’Asprinio “è l’unico vino capace di andar bene con la pizza e gli spaghetti”.
Il motivo per cui l’abbinamento è sbagliato è che la birra contiene lieviti, e rischia di fermentare nello stomaco assieme alla pasta. I risultati sono poco piacevoli, e calcolando che spesso il tempo di lievitazione della pasta, non sempre è garantito dai ristoratori, infatti ci vorrebbero un minimo di 6-8 ore, ma a volte la lievitazione dura solo due ore, (purtroppo esistono persone al tempo d’oggi che pur di vendere, fanno cose nocive per la salute delle persone) pensiamo a cosa succede nella nostra pancia dopo aver mangiato una pizza e bevuto una birra.
Sappiamo tutti che una pizza con una breve lievitazione non si digerisce, e continua a lievitare nello stomaco. Figuriamoci se ci abbiniamo una birra che contiene altri lieviti e bollicine, molto meglio abbinare un buon bicchiere di vino, come ci consiglia Veronelli, evitando anche l’anidride carbonica di numerosissime bibite che appaiono sulle nostre tavole.
di Antonella Tomassini