Molti non sanno che anche le sigarette, come l’alcol e le droghe, sono testate sugli animali per esaminare i danni che può provocare il fumo, e certamente chi è fumatore e ha fatto la scelta vegan, sa cosa vuol dire sperimentare sugli animali.
Se siete curiosi di cosa si tratta andate sul sito della Peta o della Lav e troverete tutte le informazioni utili.
Quasi tutte le multinazionali che producono sigarette e tabacco, utilizzano la sperimentazione animale, test svolti in laboratorio su ratti che vengono intrappolati in spazi piccoli e ai quali viene fatto respirare il fumo delle sigarette per sei ore al giorno fino a 90 giorni.
A fine test i ratti saranno uccisi per essere sezionati per scoprire i danni provocati.
Ogni giorno coniglietti, scimmie, topi, gatti e cani vengono utilizzati per una inutile ricerca.
Se già sappiamo che il fumo nuoce alla salute e che tanti sono i danni provocati, allora perchè continuare a fare altri test sugli animali? Perché continuiamo a fare esperimenti inutili su decine di migliaia di animali, anche gravidi?
Sicuramente non servono altre conferme e soprattutto non serve la sperimentazione animale.
Sarebbe opportuno per la salvezza di tutte queste vittime innocenti e anche per la nostra salute smettere di fumare.
E se proprio non riusciamo a smettere di fumare, cerchiamo perlomeno aziende produttrici di tabacco che non testano sugli animali.
La lista è minima purtroppo, in rete si parla dell’italiana Yesmoke (la nota azienda di cui ultimamente si sente parlare soltanto perché è stata messa all’asta e rischia di finire in mano a una grande multinazionale di tabacco) che dichiarano di non effettuare alcun test sugli animali, e non utilizzano studi effettuati da altre società e la Pueblo, che usa un tabacco privo di additivi e non usa sperimentazione animale anche se effettivamente non hanno una certificazione cruelty free, scritta da nessuna parte.
Sicuramente con pazienza e tanta volontà un giorno faremo a meno anche di questo, meglio per noi e per chi amiamo, sicuri di non contribuire più alla vivisezione.
di Antonella Tomassini