Oggi andiamo in Sardegna, la fantastica isola dove mare e terra si colorano di tinte stupende, dal celeste dell’acqua cristallina all’ oro del grano.
Precisamente andremo a Ortacesus, un piccolo paesino di 950 abitanti in provincia di Cagliari, nella subregione della Trexenta.
Il nostro viaggio ci porta al Museo del Grano, un incantevole posto, nato per proteggere, difendere, riscoprire e documentare i modi locali e tradizionali della coltivazione e dell’utilizzo dei cereali e in particolar modo del grano, che rappresenta la maggior produzione dell’intera isola.
Il museo del grano di Ortacesus, realizzato grazie al contributo della Regione Autonoma della Sardegna sorge in un’ antica dimora appartenuta ai Serra, una ricca famiglia di possidenti del posto, e nasce nel 1987.
In seguito la casa, costruita nei primi del Novecento viene ristrutturata per dar vita a quello che oggi è un’ importante area culturale e storica, gestita dalla società “Su Corangiu”, che si occupa anche della Tomba dei Giganti, nella località chiamata “Gutturu e’ Turri”, divenendo presto un’ attrazione turistica, grazie alle visite guidate sul luogo e le mostre nel museo.
L’obiettivo del museo è quello di riportare alla luce la cultura contadina legata al grano, al lavoro dei campi e della casa, ma anche a tutte quelle manifestazioni che attraverso le parole, i gesti, la musica e la poesia, hanno da sempre caratterizzato Ortacesus.
La vita del Museo del Grano di Ortacesus si può scoprire, leggere e amare tra immagini, post e foto sulla pagina Facebook, dove comincia la favola di Rocco di Ortacesus, il vero custode e cicerone del museo, un simpatico gatto bianco e grigio, dallo sguardo dolcissimo che tutte le mattine annuncia l’apertura del museo donando il buongiorno agli ospiti e accogliendoli con fusa, impastini e sbadigli, e la sera prima di andare a dormire augura una melodiosa “nanotte” a tutti, prima di addormentarsi sul registro delle visite al museo.
Attorno all’aratro in legno e i carri antichi, il piccolo Rocco, la mascotte del museo, ci sono i suoi “tati” affezionati, coloro che si occupano del museo e degli animali che hanno scelto di vivere proprio all’interno di questa area: incontriamo Tato Antonello, la zia Michela, appassionata di cucina, Tato Domenico, Tato Daniele e Tato Giampaolo, e poi Grivellu, il gatto dagli occhi brillanti che ama la vita mondana e che sta sempre in giro, Giulietta, la gatta innamorata che viene a far visita quando riesce a sfuggire dal suo geloso marito gatto, e anche simpatiche galline e Juanita, la capretta e altre sue compagne che fanno da contorno a questo magnifico posto.
La storia di Rocco di Ortacesus due mesi fa ha commosso tutto il web, lacrime, speranze e incoraggiamenti per dimostrare che l’amore verso un animale è il sentimento più puro che possa esistere.
Se non conoscete la sua storia vi consiglio di leggerla ed amarla, perché il protagonista, Rocco ha saputo unire, non solo virtualmente ma anche nella realtà tantissime persone che fino all’ultimo hanno cercato di stargli vicino, donando amore.
Tre anni fa fu trovato appena nato, dai gestori del museo, in un cassonetto dell’immondizia insieme ai suoi fratellini, purtroppo morti e si salvò solo lui, grazie alle cure e all’amore dei suoi tati.
Rocco, purtroppo due mesi fa ingerì bocconcini avvelenati trovati nelle campagne adiacenti, e dopo un ricovero di qualche settimana, nonostante ci fossero stati miglioramenti è volato sul ponte arrendendosi alla leucemia felina, una malattia che aveva dalla nascita ma di cui non si sospettava nulla, e che il veleno ha fatto degenerare.
Rocco ha lottato come un guerriero, lanciava messaggi di amore puro, anche dalla clinica veterinaria Frongia di Cagliari, dove era ricoverato, aggiornando e rincuorando le persone che lo seguivano. Leggere i post di speranza e di amore di tutti i suoi fans, vederlo fare le fusa con i veterinari e i suoi tati, dopo aver ricevuto due trasfusioni di sangue donato dai gatti Muffa e Taffo, ha riempito il cuore di tutti.
Oggi la sua favola continua…la vita al Museo del Grano continua con Rocco e i suoi amici, dimostrando attraverso la sua paginetta che sarà sempre nei nostri cuori.
E visto che siamo vegani, Rocco, che ama scrivere ricette suggerite dalla zia Michela, ci ha svelato come preparare un piatto tipico di questa terra, la ricetta della pasta con bridura arrustia, un vero piatto da leccarsi i baffi, in questo caso. Parola di gatto, e allora mettiamoci ai fornelli con Rocco, e prepariamo questa deliziosa ricetta sarda, senza aggiungere il formaggio grattugiato poichè siamo vegani.
Buon appetito, ringraziamo Rocco per tutto quello che ci ha trasmesso nella sua breve vita, e se capitate a Ortacesus, visitate il Museo del grano, ne vale la pena, scoprirete mille emozioni, vi immergerete nella vita contadina tornando indietro nel tempo, accompagnati sicuramente dalle fusa impercettibili del dolcissimo Rocco, sdraiato al sole della Sardegna, fra le profumate margherite dove amava stare.
…“Mi piaceva giocare, rincorrere i pulcini, cacciare lucertole e topolini (almeno ci provo), ronfare, fare impastini, farmi coccolare e dormire al sole. Aiutavo i miei tati (Antonello, Daniele, Domenico e Giampaolo) nel lavoro al museo e li seguivo e stavo con loro sempre.” Rocco di Ortacesus
Per info:
C’era una volta Rocco di Ortacesus
Via Kennedy, 25, 09040 Ortacesus CA
Telefono: 070 981 9027 (centralino telefonico Voip)
Orari: 9.00 – 13.00 e 16.00 – 19.00; lunedì chiuso
di Antonella Tomassini