La parola mindfulness significa “presenza mentale”. La capacità di essere presenti a se stessi è una delle nostre capacità innate. Tutti noi sappiamo cosa significa essere concentrati, presenti, attenti al momento presente, ma questo nel ritmo di vita moderno diventa sempre più trascurato e col tempo ci portiamo sempre più passato con noi e siamo protesi verso il futuro. Tutto questo influisce sulla nostra salute mentale e fisica portando prima stress e poi disagi a livello fisico e relazionale.
La mindfulness deriva dal buddismo theravada ma l’utilizzo che ne viene fatto è “laico”, ossia viene portata avanti per i benefici effetti che ha sul corpo e sulla mente e non presuppone una adesione o conoscenza dell’approccio theravada. L’utilizzo clinico della mindfulness nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni 70, quando un talentuoso ricercatore di biologia, Jon Kabat Zinn, che aveva una profonda conoscenza personale della meditazione vipassana theravada, iniziò a studiare un protocollo con gli esercizi di base della meditazione di consapevolezza su ampi campioni di pazienti in trattamento o in riabilitazione.
Questa idea nasceva dal beneficio personale che lui stesso ne aveva ricavato e partiva dalla considerazione che lo stress prolungato innesca modalità disfunzionali di risposta che possono portare a malattie fisiche e disturbi emotivi e che sono sostenute da modalità automatiche di risposta. Riportando l’attenzione al corpo, ai processi percettivi, alle cose nella loro essenza di base, si interrompono le risposte automatiche e possiamo maturare nuove e migliori risposte. Anzi possiamo dire che, interrompendo il pilota automatico, smettiamo di “reagire” e incominciamo a “rispondere”. La definizione di mindfulness di Kabat Zinn è “consapevolezza e attenzione intenzionale, nel momento presente, momento per momento, senza giudicare”.
La pratica della mindfulness non è un qualcosa di esoterico, ma è una forma di meditazione che è stata valutata in una serie di ricerche scientifiche, censite dal sito PubMed (l’archivio universale degli studi in campo biomedico), a partire dal 1982.a tutt’oggi si contano oltre 2000 pubblicazioni sull’argomento. Negli Stati Uniti e in Francia il protocollo è parte integrante dei servizi riabilitativi di molti reparti ospedalieri. In America è presente in oltre 250 presidi ospedalieri ed è insegnato in molte università agli studenti di medicina. Sempre più personaggi famosi sembrano interessati.
Sono scientificamente dimostrati i risultati nei
- disturbi psicosomatici
- ipertensione
- psoriasi
- disturbi della pelle
- trattamento del dolore cronico
- insonnia
- terapia complementare nelle patologie oncologiche
- riabilitazione cardiologica in generale
- ansia
- depressione
- problemi di regolazione emotiva
«La mindfulness è la consapevolezza che nasce dal prestare attenzione al momento presente, intenzionalmente e senza giudicare. Consapevolezza non è sinonimo di rilassamento e non è nemmeno una filosofia: è un modo di essere che implica lo stare costantemente in relazione con se stessi e con il mondo e l’accettare quello che c’è, sia che si tratti di disagio, di sofferenza, di passione o di piacere». In altre parole: viviamo pensando sempre al passato o al futuro, mentre dovremmo radicarci nel presente, nel «qui e ora», imparando ad accettare noi stessi e a vivere più profondamente le nostre esperienze che sono fatte di sensazioni, di emozioni, di pensieri, di relazioni. L’obiettivo di tutto questo? Ridurre la sofferenza interiore e lo stress, con un notevole riflesso sul corpo che sarà più forte e pieno di energia.
Sono diverse le strade che conducono alla mindfulness e che si apprendono con la pratica.
Una è quella del corpo, l’altra è quella delle sensazioni, la terza è quella delle emozioni: eccole in estrema sintesi. La pratica del body scan, per esempio, che viene insegnata durante le lezioni, permette di prestare attenzione al corpo. Ecco allora che mi concentro sul respiro, poi sulle mani, poi sui piedi che appoggiano a terra… E posso anche ascoltare le sensazioni che provo toccando con la mano il bracciolo della sedia o cercare la posizione più piacevole (è questa la strada delle sensazioni) o, infine, accogliere pensieri ed emozioni che arrivano alla mia mente, piacevoli o spiacevoli, non importa, non devo giudicare… (è la pratica con le emozioni).
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Fonte: http://www.dionidream.com/mindfulness-meditazione-medicina-momento-presente/