Una cosa è certa: oggi giorno comportarsi in modo etico è un compito sempre più difficile!
Tutto ciò che facciamo sembra che in qualche modo danneggi l’ambiente o qualche altra creatura nel mondo, tanto che l’unico modo per vivere con la coscienza pulita sembra essere quello di tornare a vivere in modo selvaggio e di mangiare soltanto noci e bacche.
Eh…forse!
In realtà, c’è chi sostiene che anche questo potrebbe essere un problema!
O almeno è quello che afferma il filosofo Michael Marder, professore di ricerca presso l’Università dei Paesi Baschi, che nel suo libro Plant-thinking richiama le persone a mantenere un trattamento più rispettoso della flora.
“Le piante sono intelligenti, sociali e sono esseri complessi…”
Questa frase racchiude esattamente il suo pensiero: pensiero che ha ovviamente generato reazioni contrastanti.
Sebbene sia stato preso in forte considerazione dai biologi di tutto il mondo, le reazioni degli animalisti non si sono fatte attendere: animalisti che temono che la loro causa venga minata ed ostacolata nel caso in cui tale approccio iper-protettivo nei confronti dei vegetali si diffonda tra la gente.
Ovviamente, lo scopo del professor Michael Marder non è quello di criminalizzare chi mangia un’insalata.
Bensì la sua posizione è molto diversa.
Infatti, egli sostiene che l’etica della responsabilità individuale è troppo sopravvalutata nella nostra società e che la stessa porti alla creazione di piccoli gruppi di persone – chiamiamoli i “responsabili” – che si schierano in modo troppo radicale e ostinato contro le prevalenti atrocità della nostra società.
Inoltre la sua ferma convinzione è che non ci sarà mai un completo rispetto nè di piante nè di animali fino a quando la nostra società – intesa come società globale – sia organizzata su schemi di funzionamento prettamente capitalistici.
Ma vediamo più nel dettaglio quali sono i punti salienti della sua teoria.
In che modo le piante sono intelligenti?
“Voglio liberare l’idea di intelligenza dalla sua stretta connessione con il cervello, il sistema nervoso centrale o anche la sensibilità animale. Credo che le piante ci consentano proprio questo. Cioè, ci permettono di riconsiderare ciò che intendiamo per intelligenza, slegandolo da strutture anatomiche e fisiologiche, e di immaginare qualcosa come “l’intelligenza della vita”.
Ma quindi va bene mangiare le piante?
“Per quanto riguarda il mangiare le piante, è utile sapere che potremmo nutrirci solo di alcuni loro componenti senza ucciderne l’intero organismo.
Nelle culture non occidentali, questo era in realtà un criterio indispensabile affinché una dieta fosse eticamente accettabile: il gianismo, ad esempio, vieta il consumo di ortaggi a radice, come carote e barbabietole, dal momento che in quelle zone si ritiene sia contenuta l’anima delle piante. [easyazon_infoblock align=”right” identifier=”B010LS6Q9Y” locale=”IT” tag=”ilveganoita-21″]
Gli occidentali possono sicuramente imparare qualcosa in merito alla nutrizione etica e rispettosa.
Detto questo, penso che abbiamo messo troppa enfasi sulle scelte personali di alimentazione, mentre alla fin fine sono le multinazionali a stabilire gran parte delle cose che dobbiamo mangiare.
L’industrializzazione del settore agricolo è particolarmente irrispettosa per la natura, in quanto sacrifica, tra l’altro, la potenzialità delle piante e la loro integrità genetica per il bene dei profitti”.
(fonte: www.irishtimes.com)
Questo è quanto sostiene il professor Marder e che porta avanti nei suoi scritti accademici.
Sicuramente la sua “visione del mondo” è molto particolare e fuori dall’ordinario.
Voi cosa ne pensate? Siete d’accordo con lui?
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