Le mucche fanno sempre il latte, lo fanno in continuazione e per fortuna c’è l’uomo che le munge. Le galline fanno un uovo al giorno per natura, è la loro ovulazione. Ed è assodato che nasce un solo gallo ogni tot. galline. Bisogna mangiare carne per evitare lo scorbuto. E altro ancora…
Se non fossero affermazioni in grado di incidere sull’ambiente, sulla nostra salute e sul futuro di tutti noi, sarebbero pure divertenti. Ma essendo credenze dai risvolti più che mai concreti e drammatici, io ne rimango tutt’ora basita.
Se poi provi a spiegare che l’immagine bucolica della mucca che pascola nel prato col vitellino e viene munta col secchio la mattina dal contadino misericordioso perché altrimenti, poverina, se non ci fosse l’uomo, andrebbe in giro con due mammelle grandi come mongolfiere… è una cazzata, magari ti rispondono pure che non bisogna essere intransigenti e che ognuno ha le sue opinioni.
Bè la lattazione non è un’opinione. Tutti i mammiferi femmina, esseri umani compresi, generano e secernano latte dalle ghiandole mammarie per allattare la prole. Anche la mucca è un mammifero, e come tutti i mammiferi, produce latte solo quando partorisce. E lo produce per circa un anno, dopodiché, per continuare a produrlo, deve partorire nuovamente. La nostra perfetta macchina alimentare quindi prevede che una mucca sia quasi sempre incinta. I vitelli appena nati le vengono immediatamente strappati per essere alimentati artificialmente per pochi mesi in malo modo e, infine, portati al macello. Le femmine che non vengono macellate alla nascita divengono invece mammelle viventi e sfornano talmente tanto latte che dopo il terzo parto in genere non ce la fanno più e finiscono pure loro al macello (una mucca potrebbe arrivare benissimo a sette parti e vivere circa 40 anni, in natura. Con l’aiuto dell’uomo l’aspettativa di vita scende invece a circa cinque anni con un massimo di tre parti). Tra la nascita e la morte c’è l’inferno.
Le mucche “da latte” sono selezionate geneticamente ed inseminate artificialmente per produrre quanto più latte possibile. Dall’età di circa due anni, trascorrono in gravidanza nove mesi ogni anno. Poco dopo la nascita, i vitelli sono strappati alle madri (provocando in entrambi un trauma), perché non ne bevano il latte, e rinchiusi in minuscoli box larghi poche decine di cm, in cui non hanno nemmeno lo spazio per coricarsi. Alimentati con una dieta inadeguata apposta per renderli anemici e far sì che la loro carne sia bianca e tenera (come piace ai consumatori), sono infine mandati al macello. La mucca verrà quindi munta per mesi, durante i quali sarà costretta a produrre una quantità di latte pari a 10 volte l’ammontare di quello che sarebbe stato necessario, in natura, per nutrire il vitello. Non sorprende che ogni anno un terzo delle mucche sfruttate nei caseifici soffra di mastite (una dolorosa infiammazione delle mammelle).
Per aumentare la produzione di latte, la mucca è alimentata con proteine molto concentrate, ma neppure queste spesso sono sufficienti, tanto da provocare lacerazione dei tessuti per soddisfare la continua richiesta di latte (in Inghilterra hanno coniato un termine per definire questa pratica: milking of the cow’s back, ossia mungitura del posteriore della mucca). Ciò provoca una condizione chiamata acidosi, che può rendere zoppo l’animale e ciò ogni anno al 25% delle mucche sfruttate nei caseifici. A circa cinque o sei anni d’età, ormai esausta e sfruttata al massimo, la mucca verrà macellata. La durata della sua vita, in natura, sarebbe stata di circa 20 anni, e può arrivare anche a 40.
Negli ultimi anni, le cose sono andate peggiorando, e una mucca viene “consumata”, nel vero senso della parola, in soli 2-3 anni. A volte succede che le mucche sfruttate per il latte, al momento della macellazione siano così esauste che non riescono nemmeno a stare in piedi, e vengono portate al macello trascinadole di peso e causando loro una sofferenza estrema che si aggiunge a quanto già patito negli anni precedenti. Queste sono le cosiddette mucche a terra, animali talmente sfruttati da non essere più in grado di stare sulle proprie zampe.
Fonte: http://www.vivicomemangi.it/leggende-metropolitane-1-il-latte/