La sofferenza degli animali nel circo non è spettacolo. | ilVegano.it
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La sofferenza degli animali nel circo non è spettacolo.

Si avvicina il Natale, periodo dell’anno durante il quale nelle nostre città arriva puntuale come un orologio svizzero il circo, con al seguito domatori, trapezisti, clown e animali. Purtroppo sono ancora pochi i circhi con spettacoli fatti da umani, che offrono intrattenimento educativo e arte.

Ricordiamo a tutti che gli animali al circo non si divertono, poiché gli animali non scelgono di esibirsi, non scelgono di allenarsi e soprattutto non scelgono di vivere in gabbia. Essere sottomessi e diventare burattini nelle mani degli uomini non è uno spettacolo, che può insegnare cosa sono gli animali ai nostri figli.

Ed è per questo che puntuali come un orologio svizzero, anche gli attivisti quando arriva un circo in città scendono in campo, facendo capire ai passanti e a chi porta i figli a vedere lo spettacolo, che gli animali devono vivere nel loro habitat.

Da bambini eravamo attratti dalla musica, dalle luci, dai colori, dallo zucchero filato, che il circo ci regalava, ci portavano per vedere un leone da vicino, un elefante che alzava le zampe, tigri che saltavano il cerchio di fuoco, foche che giocavano con la palla. Niente di più sbagliato, perché se un bambino vedesse come vengono addestrati gli animali, a quale umiliazione sono sottoposti, e vedesse come è realmente la vita di quegli animali, cambierebbe subito idea.

Bisognerebbe cambiare anche la legge in Italia vietando le esibizioni di animali sotto i tendoni, sul modello di quanto già avviene in diversi Paesi del mondo, superare la legge del 1968 che ancora oggi prevede il finanziamento statale alle imprese circensi, senza alcuna distinzione tra quelle che impiegano animali e quelle basate solo sulle attività umane.

La Lav, si sta impegnando affinchè questo diventi realtà in Italia.

“Lo Stato italiano finanzia i circhi con animali, inclusi quelli che hanno subito condanne o denunce per maltrattamento di animali e altre violazioni”. Sostengono i rappresentanti della Lav che “Il contributo pubblico ai circhi in Italia si aggira tra i 5 e i 7 milioni di euro annui. A queste notevoli cifre di denaro non corrisponde però un’azione di controllo efficace rispetto ai casi di maltrattamento o di acquisizione e impiego di animali appartenenti a specie protette ed esotiche, poiché la legge proibirebbe in tali casi l’erogazione di qualsiasi sostegno economico. Ma ciò di fatto non avviene”.

In 23 paesi del mondo è stato vietato o ridotto l’uso degli animali nei circhi.

Un elenco molto dettagliato dei paesi che hanno vietato completamente, o hanno adottato norme molto severe di restrizione, è pubblicato sul sito dell’  organizzazione animalista OIPA.

Questi sono i paesi Europei:

Austria, Belgio, Croazia, Rep. Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Malta, Polonia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Portogallo e Olanda.

Questi nel resto del mondo:

Divieti parziali: USA, Canada, Argentina, Brasile, Colombia, Nuova Zelanda

Divieti totali o quasi: Costa Rica, Australia, India, Israele, Messico

Emilia-Romagna (2012)

Questi invece i nomi dei circhi hanno scelto di non utilizzare più gli animali: gli australiani “Flyng Fruit”, i canadesi “Cirque du soleil”, i francesi “Les Colporteurs”, gli americani “Minimus”, “Nuage”, “Hiccup” e molti altri, valorizzando al meglio la bravura dei giocolieri, trapezisti, clown, comici, mimi, contorsionisti.

L’obiettivo degli attivisti è quello di spingere i circhi a non usare più gli animali.

“Nessuno vuole penalizzare il mondo circense, spiega Nadia Masutti, responsabile del comparto circhi per la Lav , né tantomeno mettere a repentaglio posti di lavoro. Quello che si vuole è rivalutare l’arte circense che potrà essere valorizzata solo attraverso l’eccellenza delle prestazioni umani e sottraendo finalmente gli animali ad un’esistenza fatta di sottomissione, prigionia, addestramento e lavoro”.

Cambiare si può, vogliamo veramente che lo stato usi i nostri soldi per finanziare queste atroicità?

di Antonella Tomassini

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